VALERIA CRESCENZI: “Qualcuno ha detto Home Office?”

EDITORIALE Interior Design & Pandemia: una riflessione sulla casa

Se c’è una cosa che la pandemia di Covid-19 ha definitivamente confermato a tutti, addetti ai lavori e non, è che le nostre case, gli spazi che viviamo, giocano un ruolo molto importante sul nostro benessere psicofisico. Disposizione e dimensioni degli ambienti, illuminazione, ma anche colori, materiali, arredi hanno un effetto diretto su come ci sentiamo: possono stimolare la nostra creatività o, al contrario, diminuire la capacità di concentrazione; possono aiutare a rilassarci o veicolare maggiore stress. Non tutti durante la pandemia e i lockdown hanno sentito la propria abitazione una “casa dolce casa”. Per qualcuno, al contrario, è stata quasi una prigione. Magari per mancanza di organizzazione o di equilibrio tra spazi privati e interpersonali. In fondo prima della pandemia le nostre abitazioni erano sostanzialmente pensate per essere vissute soprattutto la sera, nei weekend o comunque nel tempo libero e non 24 ore su 24 come poi è accaduto. Ufficio, scuola, palestra, spazio relax e conviviale… alle nostre case abbiamo chiesto di essere tutto il nostro mondo — anche se per un tempo limitato. Abbiamo chiesto di essere uno spazio privato, un rifugio, ma anche di racchiudere tutti quegli spazi che di solito vivevamo al suo esterno, in edifici disegnati appositamente. Adesso che sono riprese molte delle attività sociali, la casa non è più ‘tutto il nostro mondo’ ma continuerà a svolgere un ruolo molto importante. L’esperienza vissuta, e che ancora stiamo vivendo con la pandemia, ha ridisegnato le nostre priorità e quindi anche ciò che chiediamo alla nostra casa. Innanzitutto vogliamo che sia uno spazio fluido e multifunzionale, indipendentemente dai metri quadrati a disposizione. Le abitazioni post-pandemia devono essere flessibili e adattarsi rapidamente alle varie funzioni. Per questo uno dei trend più visibili è la richiesta di arredi trasformabili ma anche di partizioni mobili per suddividere gli ambienti all’occorrenza. Uno stesso spazio, ad esempio uno studio, deve poter rapidamente trasformarsi da ufficio a palestra e magari anche in una mini SPA. Alcune aree come l’ingresso e la cucina si stanno prendendo una rivincita rispetto al pre-pandemia. L’ingresso, ormai spesso inglobato nelle piante open plan, perché abbiamo imparato che un’area filtro tra dentro e fuori è una necessità, e non solo per motivi di sanificazione. La cucina invece ritrova un po’ il suo ruolo di cuore della casa, ma con una maggiore attenzione alla dispensa e alle attrezzature. Fare la scorta è un’esperienza che non ci apparteneva nel pre-pandemia. C’è una maggiore attenzione, ma oserei dire forse anche maggiore consapevolezza, rispetto ai materiali sia in termini di funzione che di atmosfera. Vetro e legno hanno caratteristiche di gestione, acustiche e di stile completamente diverse. E poi abbiamo bisogno di portare la natura in casa e/o di avere uno spazio outdoor, per molti àncora di salvezza durante i lockdown. Chiedete a chi non ha un terrazzo come ha vissuto il lockdown senza avere uno sbocco all’esterno. E poi fate la stessa domanda a chi ha un giardino… L’interior design non è un accessorio, una ‘cosa da ricchi’. L’interior design supporta le nostre vite e le attività che svolgiamo. Per dirla con le parole di Ilse Crawford: «interior design is a frame for life».

Le 3 parole chiave

— Le  parole chiave che hanno caratterizzato il mio periodo pandemico

  • Catarsi: spogliarsi dell’inutile per andare dritti a ciò che conta veramente
  • Stupore: perché il mondo mi ha sorpresa (non sempre in bene)
  • Opportunità: l’anno (o forse sarebbe meglio dire i due anni pandemici) sono stati anni di crisi ma in questa crisi ho visto delle opportunità, a partire da un personale cambio di Carriera. Come diceva Einstein: «È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato».

CHI È VALERIA CRESCENZI

Sono una decoratrice d’interni e arredo case, studi e piccole strutture ricettive soprattutto
tra Italia (il mio Paese di origine) e Svizzera (la mia seconda casa).

Il mio obiettivo è dare vita a spazi autentici, che riflettano i bisogni e il gusto di chi li abita.

Non a caso il mio motto è “Real homes, not showrooms”.

Prima di diventare decoratrice d’interni nel 2020, ho lavorato tanti anni come giornalista
freelance per riviste e media di interni & architettura (Domus, Wohnrevue, RSI Rete
Due).

Un’esperienza preziosa che mi ha fatto scoprire e raccontare talenti da ogni parte
del mondo.

SITO WEB: www.crescenzi.ch
CANALI SOCIAL
Instagram: @valeria_crescenzi
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