Editoriale
LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA AI TEMPI DEL COVID-19
Il 2020 ha certamente segnato uno spartiacque per la comunicazione della scienza. Con il diffondersi della pandemia da COVID-19 i media si sono concentrati sulla comunicazione dell’emergenza e della crisi sanitaria, cercando di infondere certezze in un ambito governato di per sé dall’incertezza. Pretendere che la scienza fornisca certezze assolute è semplicemente inattuabile perché nettamente in contrasto con il metodo scientifico moderno, basato su ipotesi da confermare o confutare mediante l’osservazione, la sperimentazione e la raccolta di dati. L’incertezza è dunque una costante della scienza: può essere ridotta, ma non del tutto eliminata. Ciò è particolarmente vero in medicina, disciplina in cui la variabilità e l’incertezza sono inevitabili.
La comunicazione dell’emergenza e del rischio sanitario avrebbe dovuto partire proprio da questo: dallo spiegare come funziona il metodo scientifico in ambito medico a un’opinione pubblica sempre più confusa, abbandonata a sé stessa e frastornata dai continui “cambi di rotta” nella comunicazione istituzionale e pubblica. Così purtroppo non è stato. Stiamo vivendo una vera e propria crisi comunicativa che è cresciuta di pari passo insieme alla crisi sanitaria. La pandemia ha reso evidenti i limiti e l’impreparazione dei media generalisti nell’affrontare questioni scientifiche: dal riconoscimento dell’expertise necessaria a rispondere ai dubbi dell’opinione pubblica, all’uso improprio di termini scientifici (un esempio su tutti l’uso della parola “siero” come sinonimo della parola “vaccino”). Il rilancio di notizie senza condurre le necessarie verifiche sulle fonti e la caccia al titolo più a effetto sono tra i fattori che hanno contribuito a creare l’infodemia e a polarizzare le posizioni in due macro-gruppi contrapposti.
La pandemia ci ha certamente dimostrato che è indispensabile comunicare la scienza e la complessità dei processi scientifici in modo più chiaro, per raggiungere tutti i cittadini e le cittadine, anche i più difficili da raggiungere in quanto membri di gruppi vulnerabili o non interessati alla scienza. La comunicazione scientifica non può essere una strada a senso unico: è sempre più cruciale che la comunicazione scientifica sia orientata al dialogo e alla partecipazione di ogni parte interessata: scienziati e scienziate, decisori politici, opinione pubblica. A fare da trait d’union tra le parti devono però essere persone capaci di comunicare la scienza: giornaliste e giornalistici scientifici, comunicatrici e comunicatori della scienza.
Le 3 parole chiave
- Priorità, perché ho imparato l’importanza di concedersi degli spazi per sé e ho rivisto le mie priorità.
- Sfida, perché sono riuscita a gestire le difficoltà e ho imparato a credere maggiormente nelle mie capacità.
- Opportunità, perché ho scelto di affrontare questo periodo complicato come un’opportunità per ampliare le mie conoscenze e le mie competenze.