FLAVIA RUBINO – “Chi si attiva nel web e nei barcamp mette a disposizione degli altri la propria esperienza umana e professionale”

Che ricordo ti ha lasciato il RomaXmasCamp19 ? Come lo hai vissuto? Cosa ti è piaciuto di più, cosa ti ha sorpreso? Cosa ti porti a casa da questa esperienza

 

Il mio personale vissuto del Xmas Camp coincide con una recente fase di “ripresa” della mia vita digitale, che avevo messo un po’ in standby, fase in cui mi sento di esplorare nuove direzioni e stabilire nuove connessioni con le persone.

Per questo non nascondo che, pur essendo abituata ormai da una ventina d’anni a fare presentazioni, dai board delle multinazionali ai barcamp e ai convegni di marketing, parlando ad audience di tutti i tipi e in diversi contesti, l’emozione mi ha dato un po’ di tremarella subito prima di prendere la parola.

Il web è stato per me da subito (ovvero dal 2009, con il mio primo blog, con i miei primi progetti di marketing della conversazione) un legame forte, e come tutte le relazioni forti mi ha lasciato tanto, mi ha fatto imparare tanto, ma mi ha anche deluso tanto.

Come nella vita, anche nel web prima o poi devi trovare un tuo posto in equilibrio, devi prendere schiaffoni e ricominciare da capo senza per questo perdere la tua identità e la tua direzione.

Tutti questi aspetti li ho ritrovati nel Camp e negli interventi che ho ascoltato: mi hanno colpito le storie personali di riscatto dal bullismo, o di giovani community che si danno man forte affrontando l’infermità mentale dei propri cari. Mi ha colpito lo studio scientifico delle fake news, ma anche il fascino della realtà virtuale, e gli scenari che si dischiudono nelle digital pr.

C’è un elemento che accomuna tutto questo: chi si attiva nel web e nei barcamp, lo fa perché vuole mettere a disposizione degli altri la propria esperienza, sia umana che professionale.

Non basteranno legioni di haters, di analfabeti funzionali, di populisti, di violenti e razzisti a spegnere questo istinto fondamentale che ci lega: per sentirci completi, noi abbiamo bisogno di aiutare gli altri. Sia con quello che conosciamo meglio o sappiamo fare meglio, sia condividendo a cuore aperto le difficoltà e i momenti bui che abbiamo passato.

Mi porto a casa una sensazione un po’ nostalgica, un retrogusto dolceamaro, insieme a qualche conferma della mia intuizione di fondo: bisogna guardare solo avanti, e allo stesso tempo bisogna portare alle nuove generazioni di cittadini del web le basi sane e solide del pensiero, della conversazione, della fiducia e della collaborazione.

La prendo quindi come una conferma, una bussola, un impegno: quello SLOW MARKETING di cui mi sento iniziatrice e portavoce non è altro che un modo di progettare la comunicazione nel rispetto di questi principi fondanti.

 

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