Simona Justich

Avvocato e consulente legale d’azienda, opera a livello internazionale in materia di contratti, nuove tecnologie, privacy e cyber Security. Accreditata al Mise esperti per la registrazione di Marchi e brevetti. Europrogettista accreditata ANCI Liguria nell’elenco esperti per i bandi europei e finanza agevolata. Formatore aziendale. Mediatore civile e commerciale nelle procedure ADR per la soluzione alternativa delle controversie.

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Dichiarazione: “La velocità con cui si sviluppa la tecnologia e la sempre più crescente mole di dati che ci lasciamo dietro impensierisce anche un avvonerd dipendente tecnologica come me!”

Le tre parole che identificano secondo te il tema delle “memorie digitali”: Consapevolezza, Azione, Disposizione.

“Dalla fine degli anni 90 oggi il web si è evoluto a grandi velocità, modificando e stravolgendo la nostra quotidianità. Ha creato necessità e generato dipendenza. Il moltiplicarsi di piattaforme online e la diffusione di servizi gratuiti, compresi i social, ci ha resi avidi, bisognosi di connessione e visibilità. Tutto ciò in cambio della cessione dei nostri dati personali, totalmente incuranti delle conseguenze. Si dice che se qualcosa è gratis evidentemente il prezzo sei tu. Purtroppo in pochi lo capiscono e, comunque, proseguono imperterriti. Abbiamo finito per cedere pezzi di noi, senza nemmeno ricordare dove, in cambio di un buono sconto o di un gadget, o per accaparrarsi uno spazio sul web dove condividere foto e altrettante informazioni personali, in nome di una presunta socialità diffusa e globale. Abbiamo barattato la nostra libertà di scelta per inserzioni pubblicitarie, create appositamente per noi sulla base delle nostre abitudini comportamentali sul web, con lo scopo di indurci all’acquisto. C’è chi si giustifica con “tanto sanno tutto di noi”, senza considerare che si tratta della conseguenza del nostro deliberato quanto distratto consenso. Il consenso, però, può essere revocato in qualunque momento, finché si è in vita. Ma cosa accadrà a tutte queste informazioni quando non ci saremo più? Ci appartengono, fanno parte della nostra identità, sono una nostra proprietà, qualcosa che ci lasciamo dietro, al pari dei beni materiali, come il denaro o una casa. Possiamo decidere di lasciare le cose come stanno, con l’idea quasi romantica che il cyberspazio conservi pezzetti di noi, un po’ come la dispersione delle ceneri. Possiamo, invece, preferire la pace e tranquillità dell’oblio perché, quando non ci saremo più, non potremo più cambiare idea, né avremo la possibilità di replicare a chi parla di noi. Qualunque sia la scelta, riflettere sulla nostra eredità digitale ci ridà il controllo sulla nostra vita, presente e futura, e sulla nostra libertà”.

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