Vittorio Pasteris:”L’Italia ha una inadeguatezza strutturale al digitale”

 

Contributo di Vittorio Pasteris per il RomaXmasCamp

Dalla fine di febbraio 2020 l’Italia si è trovata coinvolta nel fenomeno storico, sociale ed economico più importante dopo la Seconda Guerra Mondiale: la pandemia da coronavirus – covid 19.

La necessità di modificare le abitudini quotidiane per adeguarsi al distanziamento sociale e agli altri protocolli resisi necessari hanno cambiato molte cose:

– adozione massiva del telelavoro erroneamente definito smart working

– adozione massiva della formazione a distanza

– crescita della diffusione dell’ecommerce

– crescita dell’uso degli strumenti del digitale nella PA e nelle PMI italiane.

– crescita dell’uso degli strumenti del digitale in fasce che lo usavano poco come ad es la terza età.

Questi fenomeni sono l’eredità di lungo periodo del coronavirus anche perchè si tratta di processi che nonostante l’inerzia di chi vuol conservare lo status quo precedente, saranno fenomeni irreversibili.

A fronte di questi processi in essere l’Italia continua a dimostrare

– un’ inadeguatezza strutturale al digitale dovuta alla carenza di connessione a banda larga e di risorse digitali pubbliche comuni e condivise.

– una carenza culturale diffusa di competenze sul digitale sia di tipo operativo che di tipo strategico

– una carenza culturale dei docenti nei confronti degli strumenti della formazione a distanza e un diffuso conservatorismo da loro parte

In questo ambito però i segnali dall’Unione europea sono chiari:

NextGenerationEU vuole proporre la  modernizzazione tramite la ricerca e l’innovazione, e una transizioni climatica e digitale per avviarsi verso la ripresa e la resilienza.

Non ci sono percorsi alternativi o opzioni diverse. Occorre abbandonare i vecchi schemi e andare verso il digitale per cambiare scuola e lavoro e ridare centralità all’ambiente.

 

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