DOMITILLA FERRARI – “Non è cambiata la Rete, siamo cambiati noi”

Domitilla Ferrari è l’autrice della serie sul networking: Due gradi e mezzo di separazione disponibile su Storytel.

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COME È CAMBIATA LA RETE NEGLI ULTIMI 10 ANNI

Non è cambiata la Rete, siamo cambiati noi. Siamo più adulti, alcuni di noi - quelli dei blog, sì - non ci sono più, mentre altri ci sono ancora, ma ci siamo persi di vista.
Internet è sempre la stessa rete di connessioni, di scoperte e approfondimenti, di letture veloci e flame passeggeri. Noi, io, siamo sempre qua a leggere, informarci, scrivere, interagire. Solo in spazi diversi. Più veloci, non solo perché ora abbiamo la fibra (già, non tutti, neppure io a Milano ce l’ho), ma perché abbiamo tanti
spazi per distrarci, tutti a basso contenuto di parole. Stiamo invecchiando facendo zapping, ma non con il telecomando in mano. Quello col binge watching non ci serve neppure più.

Il mio primo barcamp dev’essere stato uno all’Università di Urbino, credo. Sono passati più di dieci anni. Non è stata una delle volte che ho parlato e forse non ho parlato mai a un barcamp. Forse la prima volta che ho raccontato qualcosa di me, di quello che sapevo e pensavo è stato a un ignite a Palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa a Milano: cinque minuti, quindici slide e un tema. Parlai di  geolocalizzazione, delle paure che non avevo perché - allora come oggi - credo che la Rete sia anche una rete di protezione, se sappiamo viverci dentro la Rete è una gran risorsa per tutti.
E prima di farlo avevo visto altri, online, raccontarsi bene.

Da lì, dalle connessioni costruite in Rete e negli spazi fisici che le persone conosciute in Rete occupavano, è nata la maggior parte delle mie connessioni, collegamenti, frequentazioni. Ciò che so - e sono - oggi lo devo alle basi che Internet di quegli anni ha costruito. Un esempio: la selezione delle fonti, come mi informo e costruisco collegamenti lo devo alla Rete, alle persone a cui do fiducia e i modi in cui posso collegarle.

3 aggettivi per il mio Natale Digitale

Tre aggettivi che valgono sia per il mio natale digitale (che è merito di Splinder e questo sì che mi fa sentire di esserci da tanto tempo) che per il Natale:

- luminoso, perché serve una luce per farsi strada e per darsi una direzione;
- pieno, di notizie, informazioni, persone;
- connesso, alle persone, ai luoghi del cuore, non solo alla Rete.

 

 

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