Maurizio Galluzzo

Insegna all’università dal 1993 tecnologie digitali. È fondatore di Emergenza 24 e Corus. È autore di diverse pubblicazioni e libri nel campo del software e delle nuove tecnologie applicate.  Coordinatore Progetto Corus LAB

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Le tre parole che identificano secondo te il tema delle “memorie digitali”: “archivio, standard, formati”

Dichiarazione:

“La memoria e la conservazione digitale sono dei temi universali straordinariamente importanti per ogni area di utilizzo e disciplina. Ho iniziato a frequentare il Web con Mosaic nel 1993 e da allora non ha mai smesso di stupirmi.

Nel Web cerco la creatività, la conoscenza ma specialmente la voglia visionaria di chi non si arrende all’esistente e immagina nuovi mondi”.

LE MEMORIE DIGITALI:

“Il tema della memoria, o meglio della conservazione nel tempo dei media digitali, è stato presente nelle discussioni dei developer fin dalla realizzazione dei primi personal e home computer.
I sistemi per “convertire” i file, che potevano essere documenti, immagini, audio o video hanno fatto la loro comparsa dalla metà degli anni ‘80.
Era chiaro che la “non portabilità” dei documenti, l’incompatibilità, spesso voluta a scopi prettamente commerciali, avrebbe creato un vuoto non colmabile.
Tante, e spesso vane, sono state le battaglie per chiedere di avere dei formati “standard” dei documenti non tanto nelle imprese quanto nella pubblica amministrazione.
Sono dovuti trascorrere almeno due decenni prima che fossero, spesso malvolentieri, utilizzati degli standard nei formati dei file.
Questo tema si è sovrapposto per molto tempo con quello dei formati proprietari, difesi a furor di tribunali, dai produttori di software.
Con la comparsa del Web, nei primi anni ‘90, le stesse riflessioni sono state riprese, articolate, approfondite e si è provato a porre rimedio da una parte con l’insistenza verso standard omogenei, aperti che permettessero anche l’interoperabilità dei software, dall’altra con la prima ideazione e realizzazione dei “musei del software” che però cozzavano con le norme sul diritto d’autore.
Di grande rilievo è stato il tema della conservazione videoludica quando ci si è resi conto che l’esperienza di gaming si perdeva con la mancanza di portabilità del codice o del programma. Ancora più acuta questa realtà si è palesata con la creazione di piattaforme di gaming on line. Lo spegnimento dei server per mancanza di massa critica di un gioco avrebbe impedito di poterlo anche solo sperimentare.
Il Web per sua natura è in continua evoluzione così come i giochi ma quello che è successo con Adobe Flash è l’esatta rappresentazione del tema. Dal 1996 sono stati creati migliaia di documenti in quel formato che non è più supportato, dopo infinite vulnerabilità di sicurezza trovate negli anni, e di fatto quei documenti, anche complessi, definitivamente persi.
Quando costruiamo un prodotto digitale, che sia esso una applicazione, un contenuto, un dataset, o altro la prima cosa da chiederci è: quanto dovrà durare? Ha dignità ed interesse da essere riutilizzato, letto, visto o sentito tra vent’anni?
Partendo proprio da questo dobbiamo scegliere adeguatamente i linguaggi di programmazioni, le librerie, i formati e i contenuti.
Da anni stiamo sviluppando e utilizzando un formato denominato SmartData che è aperto, pubblico e incrementale e che permette di costruire contenuti di qualsiasi genere, renderli leggibili ed editabili basandoci su standard internazionali definiti e accettati dalla comunità internazionale.
Quanto è stato finora brevemente esposto troverà le stesse condizioni nel nascente concetto di Metaverso: fino a quando non ci saranno standard compatibili sarà difficile che si sviluppi e allo stesso modo dovremmo trovare dei meccanismi per garantire la “memoria” di quanto dentro accadrà”.

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